Descrizione
Una donna si racconta mentre la sua malattia progredisce inesorabile.
Nella narrazione l’Alzheimer diviene occasione per i ricordi, forse meno dolorosi, e per gli affetti, che diventano più “visibili”, disincagliati da remore e pudori. La malattia si rivela anche strumento per liberare gesti istintuali dalle convenzioni sociali che blocca-no, nascondono, ci fanno diversi da quelli che siamo davvero: è un tramite per sentire ciò che l’uomo ha scordato, sopraffatto dalla durezza ingannevole e annichilente della vita di tutti i giorni.
Per qualcuno non abbastanza sensibile, per quelli che non si ascoltano o non hanno abha-stanza cose da dire, la malattia, e l’Alzheimer in particolare, è solo una dolorosa gabbia.
Ma per altri, per chi sa “sentire” la vita, per chi non si tira indietro e l’affronta di petto, col sorriso e con le lacrime, rialzandosi notte dopo notte, mattina dopo mattina, la malattia può diventare ricchezza: una parte, dolorosa, della pienezza della nostra presenza su questa terra.
Sandra L. Rebecchi, nata a Roma nel 1948, docente di Matematica e Fisica impegnata da sempre nella sperimentazione didattica, ora è in pensione. Ha scritto su numerosi argomenti tecnici, ha collaborato con la rivista Insegnare del CIDI, sia come redattore sia come pubblicista. Attualmente si dedica alla scrittura di saggi e romanzi. Nella collana
Nuovo Ateneo di Nulla die ha pubblicato Con mezzi propri (2014).
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