Descrizione
Un viaggio sentimentale attraverso i luoghi più pittoreschi di Palermo, la cui bellezza è spesso deturpata dai tentacoli di una micidiale piovra: Cosa nostra. Il racconto parte dall’ascesa del corleonese Salvatore Riina e si conclude con l’arresto di Matteo Messina Denaro, l’ultimo esponente della mafia stragista. Sull’onda di un dialogo fra nonno Salvo e suo nipote Luca, il lettore è trascinato in una narrazione avvincente, condotta sul filo di una spietata analisi dei principali eventi di mafia. Al termine del reportage, il narratore, mostrando piena fiducia nella memoria storica, risponderà alla domanda postagli dal nipote con una frase emblematica: “Salvo solo i bambini”, testimoni di un passato sanguinario e potenziali artefici di un futuro migliore.
Simona Santoro: docente di Latino e Greco. Appassionata di scrittura e certa del valore pedagogico della letteratura, ha dipanato le fila del racconto in un dialogo avvincente tra nonno e nipote.
Duccio Curione: docente di Scienze motorie. Preparatore atletico di numerose squadre di calcio. Giornalista sportivo. Opinionista radiotelevisivo.
ALESSANDRO –
Bellissimo libro!
Cla –
La lettura di questo libro è estremamente godibile, mi è piaciuto davvero. L’ho terminato in una giornata sola. L’autrice ha avuto l’abilità di raccontare i più tremendi episodi di mafia servendosi di una voce narrante insolita, quella di un giovanissimo adolescente che riferisce i racconti di suo nonno, Salvo, cui lo lega un rapporto profondo, che va ben oltre il semplice legame affettivo e affettuoso tra nonno e nipote. Salvo è il confidente privilegiato del ragazzo e diviene anche il suo mentore, poiché si assume il compito di educarlo al senso della bellezza, della giustizia e dell’onestà partendo proprio dal racconto delle tristi vicende che compromettono, da sempre, la meravigliosa Sicilia. La tenerezza del rapporto tra nonno e nipote e la volontà di segnare una distanza tra meraviglia e orrore, consente di raccontare il dramma della mafia in maniera insolita, quasi alleggerendone le tonalità più cupe, senza per questo nulla togliere alla verità drammatica dei fatti accaduti e narrati. E’ un libro di cui avevamo bisogno, adeguato a chiunque voglia conoscere questa triste pagina della nostra storia nazionale con spirito critico, ma anche con la prospettiva rincuorante che possa esserci ancora e sempre qualcosa da salvare, nonostante tutto.
Francesco Di Dio –
Nonno e nipote, le strade di Palermo ed il racconto di un tempo buio per una città la cui bellezza resiste per mano di uomini di valore e architetture di pregio. Una lettura godibile, una scrittura semplice e asciutta che accompagna con dovizia e precisione attraverso una storia da non dimenticare perché non si ripeta. Simona mi ha riportato all’opera di Letizia Battaglia, per contrappunto alla ferocia di tanti uomini, la sensibilità di una donna che sa testimoniare gli orrori e la resilienza di una città tra i chiaroscuri delle sue ombre e la luce abbagliante del suo sole.
Letis –
Nel reportage i dialoghi tra il nonno Salvo e il nipote sono puntuali, accurati e avvincenti. Persuasiva sia la struttura che il linguaggio, oltre che la trama in sé. Ottimo incipit: non si può fare a meno di cercare di capire cosa sia successo, nel passato di Palermo e nel conflitto interno siciliano durante la seconda guerra di Mafia, tra lo sconcerto e lo stupore. Molto interessante anche la scelta dei punti di vista che si alternano tra i due personaggi la memoria storica del nonno e le narrazioni di un giovane adolescente. In un italiano sagace la scrittrice riesce a incastonare dialettismi o costrutti che si rifanno al parlato regionale alla bellezza dell’architettura dei luoghi ed al tecnicismo forense in chiave esemplificata partendo dal “pool antimafia “. Con il risultato per il lettore di sentirsi li, accanto ai protagonisti, risucchiato nelle pieghe della storia, con la volontà di leggere che sia fatta giustizia per tutti quegli eroi disposti a spezzarsi pur di non piegarsi mai.
Il titolo è il desiderio di un futuro migliore, di passaggio generazionale soprattutto emotivo, di pienezza di verità, e di presa di coscienza. E qui il finale è l’unico possibile, viste le premesse, “Salvo solo i bambini”.