Descrizione
Ci sono voci che si nascondono nelle pieghe del tempo, tra le ombre dell’infanzia e le fratture della vita adulta. In Posture, Stefania Carminati ci accompagna in un viaggio poetico tra memorie intime e verità universali, disegnando paesaggi emotivi con versi densi e suggestivi. Dall’infanzia vissuta come scoperta di spazi e leggi segrete, agli echi delle cicatrici familiari, la sua poesia si nutre di immagini che vibrano tra luce e ombra.
Le parole di Stefania intrecciano il quotidiano e il sublime, il dolore e la bellezza, portando il lettore a riflettere su ciò che ci rende vivi e su ciò che ci trasforma. In ogni pagina emerge un desiderio viscerale di comprensione: del passato, del corpo, del senso che costruiamo nei frammenti. Questa raccolta è un atto di resistenza poetica contro l’oblio e un invito a scoprire la profondità nascosta nel nostro essere.
Una silloge che si insinua sottopelle, lasciando tracce indelebili e domande irrisolte, come solo la vera poesia sa fare.
Salvatore Giordano Admin –
Posture: la poesia come corpo vivo che resiste al nulla
In Posture, Stefania Carminati ci consegna un’opera cruda e vibrante, una silloge che si muove tra memoria e carne, tra dolore e desiderio di luce. È una raccolta che non concede tregua, che costringe il lettore a stare dentro l’attrito dell’esistere, come se ogni verso fosse un’articolazione, un’artrosi, un fremito vitale.
Il titolo stesso è rivelatore: Posture non è solo posizione del corpo, ma modo di stare al mondo, di reggere il peso della vita e di distinguersi — come recita il sottotitolo — da chi è già morto, forse biologicamente vivo ma privo di consapevolezza, empatia, umanità.
Carminati lavora con una lingua che non è mai ornamento, ma ferita aperta, fenditura. La poesia si fa narrazione incisa, racconto dell’intimità e dell’infanzia, degli abusi, della maternità, della follia, della solitudine e infine della morte, vissuta non come fine ma come compagna muta e costante. La luna “scopre i miei strati”, dice l’autrice, e questo è forse il gesto poetico più profondo dell’intera raccolta: togliere strati, rimanere nuda nella parola.
Ci sono versi che colpiscono come schiaffi — “sei il vaso che contiene acqua / perché – recisi – i fiori / con più lentezza scoloriranno” — e altri che implorano un soffio, una tregua: “mi pensavi senza timori, / con meno angeli al fianco”. La dicotomia tra violenza e tenerezza è costante, e l’autrice la maneggia con maestria, evitando ogni facile estetizzazione.
Il corpo è il vero protagonista. Non solo come spazio del dolore e della memoria, ma come luogo della testimonianza: “Io sono davvero fantasma di carne”, scrive in uno dei testi più toccanti, ribaltando la condizione della follia da stigma a gesto di luce, da urlo a profezia.
Posture è anche un libro sulla voce. Una voce che si fa eco, che si spezza, che torna. L’ultima sezione è una liturgia del commiato, ma anche della permanenza attraverso gli altri: “sarai scaglia di un unico sospiro […] così, infine, riposerai in chi resta.”
Con questa raccolta, Stefania Carminati si inserisce con autorevolezza nella poesia italiana contemporanea, offrendo una testimonianza viscerale e necessaria. Posture è una silloge da leggere ad alta voce, da sentire nelle ossa, da portare dentro come un salmo imparato nella culla: per “resistere alla croce” e, con lenta fede, continuare a distinguersi dai morti.